Ipossia, alias: sicuri che essere a corto di ossigeno significhi rendere meno?


L’aria che respiriamo è composta al 21% di Ossigeno (O2), 78% di Azoto (N2), e il restante 1% da anidride carbonica (CO2), e Argon (Ag).
La condizione di ipossia insorge quando la percentuale di O2 si abbassa, ad esempio in alta quota, dove, conseguentemente alla diminuzione della pressione atmosferica, diminuisce anche la pressione parziale di ossigeno.
L’ascesa in alta quota va quindi affrontata gradualmente, ma il corpo, altrettanto gradualmente, si abitua a questa variazione, e vengono indotti degli adattamenti fisiologici, tra i quali l’aumentata produzione di eritropoietina, precursore dell’emoglobina (globuli rossi), che migliora il trasporto dell’ossigeno.
Sarà un caso che il trasporto dell’ossigeno, in ambito sportivo, sia una delle variabili fondamentali su cui si basa la resistenza e quindi la prestazione?E sarà sempre un caso che l’eritropoietina, alias EPO, sia una sostanza dopante proprio per questo motivo?La risposta ovviamente è no.
Quindi per questi motivi, tanti sportivi conducono i propri allenamenti in alta montagna per almeno 3 settimane, il tempo con cui il corpo sviluppa questi adattamenti di cui parlavamo.
Perché quindi, non sfruttare questo ridotto apporto di ossigeno, anche a livello del mare, ricreando questa condizione di ipossia?Senza fare pubblicità a questa o quella casa produttrice, basti dire che ci sono maschere che tramite bocchette regolabili, sono in grado di ridurre l’afflusso d’aria e quindi di creare una sorta di ipossia homemade.


L'evoluzione delle training mask

Studi hanno dimostrato che allenamenti condotti in ipossia hanno migliorato in maniera statisticamente significativa la performance di sprint ripetuti di giocatori di rugby
(Galvin et Al. , Br J Sports Med.  2013 Dec)

Miglioramenti statisticamente significativi nella VO2max, il massimo consumo di ossigeno, il dato fondamentale per un lavoro di resistenza, in giocatori di basket

(Czuba et Al., Hum Kinet. 2013 Dec)

Aumento della VO2 max anche nello studio di 3 settimane condotto in un regime di ipossia che simulava un’altitudine di 3000 metri
(Katayama, High Alt Med Biol. 2003 Fal)
e altri ancora...

Tutto questo solo per far capire quanto sia importante il ruolo giocato dall’ossigeno nell’allenamento e nella performance di qualsiasi sport.
E nelle MMA?
Rispondendo in maniera “scientifica” ancora non ci sono studi che correlino l’allenamento in ipossia a dei reali benefici in termini di prestazione sport-specifica.
Rifacendoci però agli studi citati prima, possiamo dire che effettivamente questo tipo di allenamento può aiutare.
L’Mma è uno sport completo, forse tra i più completi, perché al suo interno troviamo, in base ai momenti del combattimento, tipi di prestazioni, e metabolismi coinvolti, differenti.
Se ad esempio, per riuscire a portare a termine i famosi 5 minuti, per 2, 3 o 5 round, è necessaria una buona resistenza aerobica, per riuscire a gestire una fase di lotta a terra, quindi con contrazioni muscolari massimali o sub massimali, un dispendio di ossigeno, quindi energetico, anche esasperato dall’adrenalina dovuta alla tensione, ricaviamo che anche il livello di resistenza anaerobico deve essere elevato.

Ripetendo che non essendoci studi che dimostrano se e quanto questo possa essere veritiero o meno anche nel caso delle mma, è consigliato, sulla base di quanto sappiamo finora, svolgere allenamenti intensi (con frequenza cardiaca al 70-80% della Fc Max) in ipossia, prevalentemente di natura aerobica, in quanto nell’unico studio che sono riuscito a trovare in cui si studiava il rapporto tra l’esecuzione di squat e deadlift con carico all’80% del carico massimale,non sono state evidenziate differenze tra il gruppo che ha effettuato lo studio in ipossia rispetto a quello in normossia.
Quindi fate un bel respiro profondo, tenete il fiato, spegnete il computer e andate ad allenarvi.


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